La storia di Gabriel Knight

Non diversamente da altri giochi FMV, The Beast Within ebbe anche alcune critiche da parte dei giocatori per la sua natura ibrida; comunque, ciò non gli impedì di divenire istantaneamente un classico e di ricevere molti riconoscimenti prestigiosi. La trama era probabilmente la migliore mai sviluppata per un gioco fino ad allora, e fece dimenticare a pubblico e critica il livello complessivo della recitazione, in più di un frangente alquanto povero.

Nel complesso, GK2 fu un successo: alla fine, ciò convinse la Sierra a iniziare lo sviluppo del successivo episodio di GK, e nel frattempo a ripubblicare i primi due giochi in un’unica confezione. Nello stesso periodo, Jane Jensen scrisse i romanzi tratti da entrambi i giochi già pubblicati. Tutto ciò contribuì a creare un’atmosfera di grande attesa per GK3 il cui sviluppo sembrava senza fine.

Gabriel Knight 3 – Blood of the Sacred, Blood of the Damned (in Italia: Il mistero macchiato di sangue) si confermò sugli alti standard tecnici dei suoi predecessori. Progetto estremamente ambizioso, puntava a spingere ancora più in là lo standard tecnico degli adventure games come avevano fatto i suoi predecessori. Sotto questo aspetto, la grande innovazione portata da GK3 fu il motore 3D che consentiva movimenti di camera virtualmente illimitati in tutte le ambientazioni del gioco, mantenendo un’angolazione fissa solo nei filmati. Contrariamente a King’s Quest VIII, l’altro avventura sperimentale in 3D della Sierra, Gabriel Knight 3 rimase fedele alle regole del genere, includendo pochissimi elementi di azione e utilizzando una tutto sommato tradizionale interfaccia punta e clicca.

La trama di GK3 era la storia di maggior spessore e più curata di cui mai si era avvalso un gioco: la potente miscela di soprannaturale e storia, elementi realistici e finzione tipica della serie di GK raggiunse qui un picco che spesso portò i giocatori a confondere elementi della finzione con la realtà e viceversa. Dall’altro lato, molti puristi dell’adventure non ne furono soddisfatti: tra le cose contestate c’erano alcuni degli enigmi, alcuni aspetti della recitazione (solo vocale), la grafica 3D e il fatto che il gioco fosse piuttosto pesantemente basato sulla trama. Per rendere giustizia al gioco, va detto che risultò essere un titolo autonomo con caratteristiche uniche e rivoluzionarie che lo rendevano differente dai tradizionali adventure games, e questo fatto non venne sempre apprezzato dai puristi del genere che si aspettavano soltanto un altro adventure.

Una prova dell’accoglienza piuttosto fredda ricevuta da Gabriel Knight 3 da parte del pubblico fu il fatto che, sebbene ne fossero state vendute molte copie nel primo mese, in seguitole vendite crollarono a livelli molto più bassi. Non si dovrebbe comunque trascurare il fatto che, a dispetto della natura ambiziosa del gioco, esso non venne mai distribuito in maniera adeguata. Nei mesi seguenti, le vendite rimasero costanti, e se si considera l’andamento delle vendite del gioco dal 1999 ad oggi, si può notare come in realtà ne sia stato venduto un numero significativo di copie, specialmente in Europa. Comunque, a causa del fallimento iniziale, GK3 non ripagò la Sierra dell’investimento fatto e in tal modo fece la sua parte nel convincere i proprietari della Sierra che gli adventure game erano ormai passati di moda